Politica, postlockdown

A proposito del rispetto dei morti

Per settimane i colonnelli leghisti hanno chiesto il dibattito parlamentare sull’emergenza Covid-19, pur di ottenerlo hanno addirittura occupato l’Aula per un notte, come l’ultimo dei gruppuscoli di opposizione del più piccolo comune italiano. Avevano immaginato di trasformare il dibattito parlamantare in un processo pubblico senza appello contro il governo, un interminabile atto d’accusa su tutti i fronti da recapitare nelle case degli italiani all’ora di pranzo. Attacchi erano programmati a 360° preceduti dal fuoco di fila delle regioni “amiche”, poi via con il MES, con il Paese svenduto all’Europa per chiudere con la sanatoria indiscriminata dei “clandestini”. Sperimentato minestrone in salsa sovranistra buono per tutte le occasioni. Tattica vecchia e scontata ma sempre efficace quando bisogna riprendere ossigeno in assenza di proposte politiche vere e per “stimolare” gli istinti peggiori facendo leva sulla pancia “vuota” del Paese.

Di sicuro ci voleva una bella faccia tosta a rivendicare il dibattito sull’emergenza Covid-19 subito dopo aver inchiodato il Parlamento in piena “Fase 2” nella discussione della mozione di sfiducia a Bonafede, mozione che un partito con un briciolo di senso dello Stato avrebbe rinviato ad altri tempi. Una cosa del genere in epoca pandemica è successa solo in Italia, non è un caso, il senso di responsabilità richiesto è sempre quello degli altri.

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